Vedere sbiadire i ricordi, i sentimenti, la memoria di coloro che amiamo, vederli lentamente estraniarsi dalla realtà e sentirci in questo modo tagliati crudelmente fuori dal loro mondo è forse una delle esperienze più dure che possano capitarci, perché ci costringe a fare i conti con un dolore lento e inesorabile, che giorno dopo giorno diventa sempre più cocente. Mara Venier, in questo libro sugli ultimi anni di sua madre, malata di Alzheimer, ci racconta di diagnosi, di ospedali, di badanti, di cosa significa assistere un genitore che non è più autosufficiente eppure non se ne rende conto, e ripercorre nello stesso tempo i ricordi di una vita, da quando, bambina, passava interi pomeriggi al cinema con la mamma al giorno in cui per la prima volta lei non l’ha riconosciuta e l’ha salutata con un raggelante “Buongiorno, signora”. Un libro intimo, doloroso, forse terapeutico, in ogni caso pieno d’amore, che dà voce a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che, a causa di una malattia terribile e senza scampo come l’Alzheimer, restano impotenti di fronte al destino dei loro cari, senza poter fare altro che inseguire e cercare di trattenere quei ricordi e quelle emozioni che essi si lasciano alle spalle.
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