Il primo romanzo sul delitto Matteotti di Andrea Frediani

Perché è così importante ricordare la figura di Matteotti oggi?

Quest’anno ricorrono i cento dalla morte di Giacomo Matteotti, e non si tratta di anniversario che riguarda una persona; o perlomeno, non solo: il delitto Matteotti segna una cesura simbolica nella storia d’Italia. La data in cui avvenne, il 10 giugno 1924, si potrebbe a buon diritto considerare un momento di trapasso da un’epoca all’altra, così come il 476 segna una ideale caduta dell’impero romano, la notte di Natale dell’800 la nascita del Sacro romano impero, il 1492, con la morte di Lorenzo il Magnifico, il crollo dell’equilibrio tra gli stati italiani e l’inizio delle guerre d’Italia, il 1861 l’unità d’Italia, il 25 aprile 1945 la liberazione. Matteotti non è il primo deputato che viene ucciso dagli squadristi fascisti, ma è quello che più clamore aveva suscitato con le sue coraggiose denunce contro il regime instaurato da Mussolini, con la sua personalità dirompente che ne avrebbe fatto, se fosse vissuto più a lungo, uno statista di straordinaria levatura.

La sua morte sancisce la trasformazione del regime fascista in dittatura. Mussolini vacilla, ma grazie anche agli errori degli avversari, privati del leader più carismatico, nell’arco di pochi mesi dal delitto si libera degli ultimi vincoli imposti dal sistema democratico: della stampa critica, imbavagliata dalla censura, dell’opposizione parlamentare, che si esclude da sé disertando per protesta il parlamento, dei dissidenti all’interno dello stesso partito fascista, di cui, grazie alla crisi Matteotti, il duce si libera.

Matteotti è un martire e, in quanto tale, un simbolo, al pari di Navalny in Russia: anche lui sapeva bene a cosa stava andando incontro, quando denunciava in Parlamento i crimini fascisti. E oggi, di fronte all’attuale riflusso delle democrazie in un mondo che vede più che mai acuirsi lo scontro tra regimi autocratici e democratici,  è tanto più importante ricordare, con lui, chi si è consapevolmente immolato per la libertà.

Come si trasforma un evento storico in un thriller appassionante?

 Ogni evento storico ha in sé le potenzialità per trasformarsi in un thriller. La Storia, talvolta lo si dimentica, ha come fulcro l’uomo, con i suoi odi e amori, le sue ambizioni e i suoi progetti, e soprattutto, le sue sfide. Quando la si approfondisce, si desidera sempre vedere come va a finire. Tanto più se ci sono due ingredienti fondamentali per creare suspence, come in questo caso: un omicidio con molte ombre, e la sfida tra due personalità carismatiche e antitetiche, come Matteotti e Mussolini. A pensarci bene, sono gli ingredienti alla base di molti film avvincenti, romanzi appassionanti, serie tv incalzanti, non necessariamente a sfondo storico. Se a questi elementi si unisce una scrittura “cinematografica”, con soggettive e montaggi paralleli, scene invece che capitoli, la ricetta per un thriller è pronta.

Quanto è importante il ruolo della moglie Velia nella lotta di Matteotti per la democrazia?

Sembra quasi che un disegno trascendente abbia concepito l’incontro tra Velia e Giacomo Matteotti. Raramente, nella storia, si sono visti due coniugi tanto all’altezza l’uno dell’altra. Velia era colta, brillante, una poetessa e una scrittrice, ma anche una moglie affettuosa e solidale, con cui Matteotti poteva sfogarsi e confidarsi nella certezza di essere sempre compreso e appoggiato, come si evince dalla loro corposa corrispondenza, e financo una madre premurosa. Insomma, una donna di straordinario fascino, che non a caso, nel mio romanzo sarà l’oggetto delle brame di due uomini, e il fulcro intorno al quale ruota la loro rivalità. In più, è anche il personaggio intorno al quale ruotano gli intrighi del regime dopo la morte del marito, nella realtà come nella fiction narrativa. Pur nelle difficoltà, Velia mantenne una dignità che neppure la necessità di accettare compromessi riuscì a intaccare, dimostrandosi, anche negli ultimi anni della sua vita, degna depositaria della memoria di Giacomo.

Antonella Colombo